Listeria monocytogenes è un batterio ubiquitario, ovvero diffuso ovunque nell’ambiente. È possibile trovarlo nel suolo e nell’acqua, e può arrivare a contaminare gli alimenti.
Se viene ingerito può causare la listeriosi, una malattia relativamente rara ma che può avere conseguenze gravi. Può portare a ospedalizzazione e mortalità nelle fasce di popolazione più sensibili.
I sintomi sono vari e dipendono dai soggetti colpiti. Negli adulti con sistema immunitario compromesso e negli anziani può provocare meningiti, encefaliti e gravi setticemie.
Nelle donne in gravidanza di solito si manifesta con una sindrome simil-influenzale, febbre e altri sintomi non specifici come affaticamento e dolori vari. L’infezione può però avere serie conseguenze sul feto causando listeriosi congenita, parto prematuro, aborto o morte fetale.
La Listeria infetta l’uomo principalmente per via alimentare, in seguito all’ingestione di alimenti contaminati in cui il batterio si è moltiplicato fino a raggiungere una carica infettante tale da scatenare la malattia.
La probabilità di contrarre l’infezione dagli alimenti è 17 volte maggiore per le donne in gravidanza e i soggetti con indebolimento delle difese immunitarie.
Nei casi in cui si sviluppa la malattia invasiva, l’incubazione media è di 3 settimane (ma può prolungarsi fino a 70 giorni). Se si sviluppa la sintomatologia gastroenterica l’incubazione va da 9 a 32 ore.
Sono molto rari invece i casi in cui l’uomo contrae la malattia manipolando animali infetti; rarissimi i casi di malattia contratta in ambito ospedaliero per passaggio dell’infezione da persone ammalate a persone sane.
Fra le malattie a trasmissione alimentare la listeriosi ha la più alta percentuale di ospedalizzazione (97,4%) e di letalità (17,7%), prevalentemente tra i soggetti anziani. Le epidemie hanno trend stagionali con picchi estivi a gennaio e tra giugno e ottobre.
In Europa nel 2013 sono stati riportati 1.868 casi, con un numero di decessi pari a 191. In Italia si registra una media di circa 200 casi all’anno, con un numero di decessi che varia da 33 a 45 pazienti. Le fasce di popolazione che presentano l’incidenza di ricoveri più elevata sono i bambini con età inferiore ad 1 anno seguita dagli anziani con oltre 65 anni d’età.
Circa il 10-20% dei casi clinici sono forme che interessano le donne in gravidanza o i neonati.
Gli alimenti che sono più spesso implicati in casi di listeriosi sono:
Purtroppo non è possibile riconoscere gli alimenti contaminati da microrganismi patogeni:
gli alimenti inquinati non presentano infatti alterazioni di colore, odore, aspetto o sapore.
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per ridurre il rischio di contrarre malattie di origine microbiologica trasmesse dagli alimenti.